Fioritura umana
25.5.23

Non uomo, non bestia, muta, non sbatte, non acqua, non vino, non cieco, non cielo, non pianta, non macchina, non fermo, da sempre, non tempo, non sente, non puzza, non parla, non guarda, non prega, non calpesta, non cerca, non respira. I fiori riportano la vita.


L’arcaismo è nel presente, si manifesta in una dimensione immaginifica, animale, vegetale, fossile. L’arcaismo è un luogo di geografia della mente. L’arcaismo non è una misura, forse si rivela in qualche cosa di familiare, forse in qualche cosa a noi cara.


“Che cos’è il tempo? Se nessuno m’interroga lo so. Se volessi spiegarlo a chi mi interroga, non lo so” scriveva sant’Agostino. L’arcaismo per me si avvicina a questo. Se considero come arcaico il primo sguardo, la prima parola, l’odore del letto nel sonno, il respiro. Forse l’alito è arcaico. L’equivoco di considerare l’arcaismo come un qualche cosa di finito è dietro l’angolo, le parole sono spesso ingannatrici. Piuttosto per me somiglia allo stare ora a guardarvi con gli occhi chiusi che si muovono. Sostare e con calma annusare l’aria che mi passa sotto il naso. L’arcaismo forse può essere un corpo? Allora forse può essere un tronco, e forse può essere un palo? Ma noi tutti siamo esseri incompleti. L’arcaismo forse è il vuoto che la natura ci ha lasciato? È un adattamento, forse è un paracadute del tempo. Di fatto l’arcaismo non esiste ma ad esistere sono gli individui che producono arcaismo.


Se consideriamo l’arcaismo come linguaggio? Forse è la parola. È simile alla comprensione comune. Potremmo dire che l’arcaismo esiste tra gli esseri viventi? Allora l’arcaismo è una relazione? Forse l’arcaismo potrebbe essere un’azione libera? Liberarsi da quella nostra ragnatela di significati per provare a condurre una pratica contemporanea, senza riferimenti, senza obiettivi, un’inutile ritualità. Sopravvivere.


Ad esempio il nomadismo potrebbe essere un arcaismo perché sono pratiche accomunate da mutevolezza definite da un movimento di pensiero. Forse potrebbe essere uno scambio, un incontro, uno scontro, un dialogo all’interno del quale esso stesso si forma, si evolve. Allo stesso tempo potremmo considerare l’arcaismo come un sistema trasversale di elementi comuni capaci di farci riflettere sull’esistenza, una traduzione non letterale, una trasmissione nel tempo.


Penso che l’arcaismo prenda forma nella dimensione dell’immaginazione, che si possa presentare come un nuovo panorama del quale non riconosciamo un identità definita.

Immaginarsi di riatterrare nei luoghi è per me un esercizio di arcaismo, ora io sono qui, noi siamo qui. Con questo gesto però non voglio legare l’arcaismo a un territorio, trasformandolo così in un dato geografico, bensì a un’operazione dove è la mente che si fa paesaggio.


Pontalis diceva “Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere se stessi”, Lingiardi poi “I luoghi che noi amiamo sono al tempo stesso una scoperta ed un’invenzione, li possiamo trovare perché sono già in noi”. L’arcaismo è riverberante, è un punto di condivisione, un “oggetto transizionale” nostro e altrui, trovato e creato.


Ad esempio la mia condizione quotidiana è un tentativo di farmi paesaggio, di provare ad essere luogo, di immedesimandomi nelle cose, in ambiente.

“Lo spazio estrae da noi e traduce le cose”, dice una poesia di Rilke. “Perché ti riesca l’esistenza di un albero, / gettagli intorno parte di quell’intimo spazio / che abita in te. Da ogni lato contienilo. / Da sé non si delimita. Solo se gli dà forma / la tua rinunzia si fa vero albero”.


Da dicembre 2019 ad aprile 2021 a Campogalliano (Modena) ho vissuto in simbiosi con un campo di duecentonovanta pioppi sino al loro taglio. È stata un’esperienza umana, artistica, ambientale, piena di amore e fatica, completamente dedicata a quel pezzo di terra e ai suoi alberi, dando vita a una relazione interspecifica tangibile tra me e quelle piante.


Originaria di quella terra vi regalo della cacca di bovino raccolta nella stalla vicino a casa. È merda di mucca di pianura separata dal liquame, la sua parte liquida, che che nel tempo si trasforma e diviene concime per le piante. Ora è fibra vegetale dedicata a una vostra nuova fioritura.

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