Caro Alberto
dalle mani di legno
dal cuore di fiume
raccontavi di boomerang
di velocità della luce
di maledizioni di navi
tu giustiziere
dalla tua Jolanda
salvavi noi uomini
dalla nostra fine
Sei palo
sei chiodo
ti rivolgi ai bambini e
a chi sogna e a chi immagina
sei e sarai sempre
Re
per sempre del Po
Scrivo queste righe con immensa gratitudine.
“Tu non sai chi sono io”, e diceva: “io sono il Re del Po”. Ripeteva: “Tu non sai chi sono io” e allora io “Tu sei il Re del Po”, e così iniziava. Così noi tutti lo ascoltavamo. Un Re dalla corona di legno e con dalle mani di legno, un Re che era fiume. Sempre lì a costruire la sua Jolanda e a parlare all'acqua e a chi, come noi, lo andava a trovare. “Sono maestro d’ascia”, raccontava, e intanto con la mazzetta batteva chiodi rigorosamente d’acciaio nei tronchi portati dal fiume. Ascoltava la piene e le secche, il fango e la sabbia, scriveva con pioppi e fronde: l'immaginazione reinventava un fiume che già c'era ma ancora non esisteva. Un fiume di cui così ci s'innamora, la cui presenza è un dono, e come ogni dono va restituito agli altri. Chiunque andasse a trovarlo se ne andava infatti con un regalo, uno di quei chiodi che lui diceva avrebbe allontanato sfortuna e guai. È un mondo, questo del Re, che sprigiona fantasia in chiunque nello stesso modo in cui l'acqua ti bagna, quando ci si immerge o quando piove: tocca ognuno in ogni parte. Una magica presenza da cui scaturiscono immagini e rituali, azioni uniche con una forza profonda, e per questo la sua pratica è rivolta soprattutto ai bambini a cui era affezionatissimo, che per primi ne riconoscono la potenza e la suggestione, che per primi ne colgono la fantasia.
Un Re che nel suo lungo operare ha dato forma a un luogo dove sentirsi liberi. Uomo libero Alberto, il Re del Po. Grazie.
Luca, Giulio, Roberto, Piergiorgio, Edoardo, Edoardo